La rete si propone di promuovere lo studio della storia della città, attraverso gli eventi e i protagonisti di una vicenda plurisecolare dall’antichità a oggi, da quelli più celebri, ma che per i giovani rimangono spesso confinati nelle righe di un libro, a quelli legati invece alla vita quotidiana dei quartieri, a coloro che li hanno abitati e che si sono trasformati in eroi ‘per caso’. Di questi si è persa la memoria pulsante: il ricordo è stato consegnato all’odonomastica, a iscrizioni e lapidi sui muri che costellano la nostra città ma che rimangono mute ai più. Tuttavia la grande storia è anche fatta dalle piccole storie di questi eroi inconsapevoli che, davanti all’ingiustizia, sono stati capaci di non voltarsi dall’altra parte, mossi non da protagonismo, ma da umanità, solidarietà, senso civico. Per questo crediamo che conoscere le loro storia sia importante per l’educazione dei cittadini di domani: in questo modo la città smette di essere un agglomerato di edifici e monumenti ma diventa una comunità di donne e omini eredi di un passato che li unisce e non smette di insegnare i grandi valori su cui si fonda la nostra società.
Il civico giusto
“Il Civico Giusto” nasce dalla considerazione che la memoria, il ricordo di persone e fatti, non può affidarsi solo al racconto, alla narrazione, ma che ha bisogno di simboli, di luoghi.
Durante l’occupazione nazifascista, a Roma, in Italia e in Europa, le persecuzioni costrinsero alla fuga e alla clandestinità centinaia di migliaia di persone. Per molte fu una tragica fuga a breve termine, stanate come prede spaurite, furono indirizzate verso i campi di lavoro, di concentramento, di sterminio.
Ma per altre ci fu una storia diversa. Una storia di fratellanza, di amore, di solidarietà che il nostro progetto intende celebrare e onorare raccontando e ricostruendo la vicenda di quanti accolsero queste persone, a volte sconosciute, nel cuore delle loro case, offrendo loro un nascondiglio e mezzi di sostentamento, rischiando la propria vita, senza chiedere nulla. Anche per lunghi mesi.
L’obiettivo è quindi quello di “segnare e riconoscere” in maniera tangibile, quelle case che, grazie al coraggio degli abitanti, sono stato il sicuro rifugio di chi veniva braccato dai nazifascisti.